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Petrolio a picco, chiusura sotto i 100 dollari al barile a meno 7,4%. Incidono i timori di recessione e gli annunci Opec

Chiusura in forte calo per il petrolio che a New York ferma le contrattazioni a 95,8 dollari al barile, il 7,9% in meno rispetto alla chiusura di ieri e sui minimi da 3 mesi. Il brent, petrolio estratto nel mare del Nord che fa da riferimento per gli scambi europei, ha chiuso a Londra in discesa del 7,4% a 99, 1 dollari al barile. Lo scorso 28 giugno il brent veniva scambiato a 118 dollari al barile, da allora ha perso il 16%. Il beneficio per i paesi europei è attenuato dalla discesa dell’euro che oggi, per la prima volta dopo 20 anni, è sceso fino alla parità con il dollaro. Il petrolio viene scambiato in valuta statunitense, un euro più debole lo rende più costoso.

Ad affossare le quotazioni sono i timori di recessione economica con conseguente rallentamento dei consumi e minore domanda di petrolio. Oggi l’Opec, l’organizzazione che riunisce alcuni dei principali paesi produttori di petrolio, ha diffuso stime che indicano un incremento della domanda nel 2023, alla luce delle quali ha annunciato l’intenzione di aumentare la produzione. Questa settimana è in programma la visita del presidente statunitense Joe Biden in Medio Oriente. Probabile che la Casa Bianca solleciti Arabia Saudita e altri paesi dell’area ad aumentare l’offerta di greggio. Gradualmente la discesa delle quotazioni del barile dovrebbe ripercuotersi anche sui prezzi alla pompa di benzina e gasolio. Secondo i dati elaborati dal ministero della Transizione energetica, nell’ultima settimana in Italia la benzina al self service è scesa in media a 2,028 euro, con un ribasso di 3,66 centesimi. Il gasolio è invece sotto i 2 euro a 1,981 euro a litro, con un calo in questo caso di 4 centesimi in sette giorni.

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