La precisione all’italiana — e, per di più, siciliana — è una forma d’arte.
Altro che Einstein: noi abbiamo piegato lo spazio-tempo molto prima della relatività.
“Tra le 3 e le 5” non è un orario. È uno stato d’animo.
È un invito a entrare in una zona temporale dove gli orologi si regolano sul battito del cuore e sul livello di zucchero nel sangue post-pranzo.
Alle 3? C’è chi sta ancora finendo il caffè e chi non ha ancora deciso se uscire o aspettare che passi il caldo.
Alle 4? Perfetto equilibrio: abbastanza tardi da non sembrare ansioso, abbastanza presto da poter dire “sono arrivato puntuale”.
Alle 5? In teoria sei in ritardo, ma in pratica sei nel pieno dell’orario siciliano: quello in cui “stava per venire ma si è fermato un attimo a parlare”.
E poi c’è quel “mi raccomando, puntuale!”.
Detto con la solennità di chi sa perfettamente che non sarà puntuale nemmeno lui.
È un modo elegante per dire: “Vedi di arrivare prima di me, così non faccio brutta figura.”
In fondo, è una filosofia di vita: la puntualità è un concetto relativo, la conversazione è assoluta, e il caffè — quello sì — è sacro.
Renzino Barbera, palermitano purosangue, fu umorista, disegnatore, poeta, attore e commediografo: sempre brillante osservatore, pronto alla battuta, capace di ridere di sé e degli altri allo stesso modo.
La sua battuta mi ha ispirato queste tre variazioni sul tema:
“Il siciliano non arriva mai in ritardo: è il tempo che, da noi, gira più piano.”
“Da noi la puntualità esiste, ma preferisce non farsi vedere troppo in giro.”
“La puntualità è una virtù del Nord. Al Sud preferiamo la compagnia.”
(Roberto Grippi)




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