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Conte a La7: “Accordo Pd-Azione più che alleanza è cartello elettorale, una presa in giro per i cittadini. Ma poi cosa è l’agenda Draghi?”

Accordo Letta-Calenda? Mi sembra quella pubblicità in cui si dice “m’ama o non m’ama?”. Si è capito che ragionano sulla base dei collegi da distribuire. Ma mi sembra che questa più che un’alleanza sia un cartello elettorale. E mi pare difficile che da questo accordo possa nascere una proposta politica da offrire ai cittadini, che, credo, si sentiranno presi in giro”. Sono le parole del leader del M5s, Giuseppe Conte, ospite di “In Onda” (La7), a proposito dell’accordo elettorale tra Pd e Azione, da lui definito “telenovela” su Facebook.

Conte spiega: “Gelmini, Carfagna, Calenda, Speranza sono in disaccordo su tutto. Stento a ravvisare gli estremi di un’alleanza politica vera, innanzitutto perché si parte dalla premessa ‘agenda Draghi’. Ma avete capito cosa è l’agenda Draghi? Cosa c’è scritto in questa agenda Draghi? L’avete vista scritta da qualche parte? Si parla anche di ‘metodo Draghi’. Qual è il metodo Draghi? Non parlare con nessuno e poi presentarsi in Parlamento e dire: ‘Decido io?’. È un decisionismo spinto autoreferenziale? È questo il metodo che vogliono perseguire? Ma poi dove sta quest’agenda?”.

L’ex presidente del Consiglio aggiunge un’altra frecciata al Pd e ritorna sulla fine del governo Draghi: “Hanno detto che sostenevano una proposta tenendo dentro solo le forze politiche che hanno sostenuto Draghi. Bene, Fratoianni ha votato 55 volte no alla fiducia a Draghi. Lo stesso Pd dovrebbe essere la prima forza politica che non può stare in quel cartello elettorale, perché parlano di ‘coloro che hanno contribuito alla caduta del governo Draghi’, ma intanto – continua – chi ha messo quella norma sull’inceneritore di Roma che non c’entrava niente nel Dl Aiuti? Ricordo che quando abbiamo avviato il governo Conte Due, coi capigruppo del Pd e del M5s abbiamo redatto un programma in cui al punto 9 c’è scritto: no agli inceneritori. Io rivendico il fatto di aver presentato al presidente Draghi un’agenda sociale, un documento politico serio. E lui platealmente è venuto al Senato e ha dimostrato di non voler nessun confronto”.

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Peter Gomez

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