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Covid, l’inchiesta di Report sul virus fornito dallo Spallanzani al Vector Institute del governo russo

Nell’ormai complessa vicenda della collaborazione tra Russia e Italia nei momenti più drammatici della pandemia si inserisce un nuovo capitolo. Quello che vede protagonista l’Istituto Spallanzani di Roma, i primi a isolare e sequenziare il coronavirus, e il Vector Institute, centro di ricerca russo di Virologia e Biotecnologia. La trasmissione di inchiesta Report, condotta da Sigfrido Ranucci, ha ottenuto il documento con con cui l’Italia ha trasferito il coronavirus per permettere agli scienziati russi di studiare il virus. Un accordo che in ambito scientifico è piuttosto usuale.

A firmare l’accordo fu l’allora direttore scientifico, Giuseppe Ippolito. Gli scienziati russi avevano bussato alla porta dell’Inmi Spallanzani già un anno prima dell’accordo con l’Istituto Gamaleya, su cui nei mesi passati si è scatenata la polemica, per la “sponsorizzazione” del vaccino Sputnik V. I campioni del virus in Russia sono stati inviati tramite un accordo Mta (Material Transfer Agreement). Nello specifico questo Mta tra Spallanzani e Vector era un trasferimento a fini di ricerca e prevedeva poi accordi successivi in caso di brevetti” ha spiegato nei giorni scorsi all’Adnkronos l’attuale direttore Enrico Gerardi. Vector ha sviluppato il vaccino EpiVacCorona, il secondo registrato dopo Sputnik e non c’è traccia che sia stato commercializzato o pubblicizzato come avvenuto invece con Sputnik.

Ma è possibile che i russi siano arrivati a sviluppare un vaccino grazie al materiale biologico arrivato con l’accordo con lo Spallanzani? “Il vaccino russo, come anche quello di Pfizer o Moderna, non si fa partendo da particelle virali, ma da sequenze virali di acidi nucleici, queste cose ‘scritte’ per una prassi molto importante di collaborazione scientifica vengono rese pubbliche molto rapidamente. I sequenziamenti dell’acido nucleico del virus della coppia cinese ricoverata allo Spallanzani li abbiamo resi disponibili alla comunità scientifica molto rapidamente, e a inizio del 2020 erano stati già pubblicati quelli isolati in Cina. Quindi – aveva spiegato Gerardi – chi voleva fare quel tipo di vaccino doveva prendere questi sequenziamenti e ricostruire le parti che interessavano in laboratorio e questo hanno fatto i russi. Poi sugli esperimenti sugli animali l’isolato virale può essere utile”. “Per quanto riguarda Sputnik, i nostri contatti con il Gamaleya sono iniziati quando abbiamo letto i loro studi su Lancet – ricordava Girardi – dove descrivevano i risultati del vaccino già messo a punto e sperimentato. Anche Vector ha provato a sviluppare un prototipo di vaccino ma apparentemente non funziona bene, diciamo che è in stallo”.

Tant’è che il ministero della Salute russo aveva sospeso, secondo il quotidiano economico Vedomosti, temporaneamente sospeso l’acquisto e la fornitura del vaccino lo scorso gennaio e dall’inizio dell’anno non era stato distribuito un solo lotto del farmaco alle regioni. Quindi il composto non sarebbe mai uscito dai confini russi né quindi commercializzato. Il vaccino era stato criticato da diversi per la mancata dimostrazione della sua efficacia.

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