Cu avi lingua passa u mari
Questo proverbio siciliano — “Chi ha lingua attraversa il mare” — celebra il potere della parola e della persuasione.
Esprime l’idea che chi sa parlare, chiedere o negoziare può superare anche gli ostacoli più grandi.
Radicato in una cultura mediterranea forgiata dal commercio, dalle migrazioni e dalla tradizione orale, il detto mette in risalto l’eloquenza come strumento essenziale — spesso più efficace della forza o della ricchezza.
Nella Sicilia rurale, dove le opportunità erano scarse, sapersela cavare con le parole era fondamentale: per trovare lavoro, evitare guai, attraversare confini.
Il proverbio rende omaggio all’ingegno più che alla forza, e riflette una saggezza pratica tramandata di generazione in generazione — non solo legata al viaggio, ma alla mobilità sociale, alla sopravvivenza e al successo.
Concetti simili si ritrovano in altre lingue:
Inglese:
A smooth tongue can cross rough waters (Una lingua sciolta può attraversare acque agitate)
Spagnolo:
El que tiene boca se equivoca… pero también llega lejos (Chi ha bocca può sbagliare… ma arriva lontano)
Francese:
Qui sait parler peut aller loin (Chi sa parlare può andare lontano)
Come molti proverbi siciliani, anche questo può avere una sfumatura ironica — alludendo a chi si fa strada non con il merito, ma con l’astuzia o il fascino.
In definitiva, “Cu avi lingua passa u mari” è insieme un omaggio all’arte del comunicare e un sottile avvertimento: nella vita, saper parlare porta più lontano che saper combattere.
