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Famiglia italiana di Potenza rapita in Mali: “Prelevati da uomini armati”

«Secondo mie informazioni tre cittadini italiani e un togolese sono stati sequestrati a Sinzina, prelevati nella notte da uomini armati arrivati a bordo di un veicolo»: è la drammatica denuncia lanciata inizialmente via Twitter da Serge Daniel, giornalista che collabora da Bamako con il quotidiano online Africa Express. Nel post si specifica che si tratta di religiosi «appartenenti alla setta dei Testimoni di Geova»: anche se non si tratterebbe di missionari. L’Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal, competente anche per il Mali, ha infatti dichiarato di non conoscere la coppia: «Attualmente non abbiamo alcun missionario in quell’area». Senza però escludere che siano adepti. Si tratta di Rocco Antonio Langone, di 64 anni, la moglie Maria Donata Caivano, di 62, e il figlio Giovanni, 43, tutti originari di Potenza.


Una prima ricostruzione dice che sarebbero stati prelevati dalla loro casa nel distretto di Koutiala, regione di Sikasso, nel sud del Paese da un commando di quattro persone. Secondo fonti informali, pur non essendo iscritti all’anagrafe degli italiani all’estero, vivevano nell’area da diversi anni. Appunto all’interno di una comunità religiosa. E si sentivano al sicuro, perché usavano nomi locali. Un rapimento è stao confermato da fonti maliane e dalla Farnesina. Il ministro Di Maio sta seguendo in prima persona l’evolversi della vicenda.  

Il paese, dove si sono di recente susseguiti due colpi di stato ed è oggi governato da una giunta militare guidata dal colonnello Assimi Goïta, è da tempo nel caos: tanto che la Francia – militarmente presente nel paese dal 2013 su richiesta dell’allora governo locale per combattere il terrorismo – ha di recente annunciato il ritiro delle sue truppe. Una decisione motivate pure dal dispiegamento nel paese di mercenari russi del gruppo Wagner voluto dalla giunta militare, che d’altronde da Mosca riceve da tempo sostegno e armi. 


I sospetti su chi può aver rapito la famiglia italiana ricadono sullo Jnim, Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin ovvero “Gruppo d’Appoggio all’Islam e ai Musulmani”, un’organizzazione paramilitare di ideologia salafita, considerata il ramo ufficiale di Al-Qaeda nel paese, che da tempo ha dichiarato guerra a quelli che definisce “invasori crociati”. Di sicuro, la zona in cui si trovavano, quasi al confine col Burkina Faso, è a fortissima presenza jihadista. D’altronde sono almeno dieci anni che il paese africano è dilaniato da attacchi compiuti da gruppi terroristici. E già altri nostri connazionali sono stati vittime di rapimenti nella regione. Il 17 settembre 2018 toccò infatti a Padre Pier Luigi Maccalli, sacerdote cremonese della Società delle Missioni Africane, sequestrato mentre si trovava in Niger ma poi rilasciato proprio in Mali ben due anni dopo, nell’ottobre 2020: insieme ad un altro italiano, Nicola Chiacchio che era stato invece rapito in Mali il 4 febbraio 2019 mentre viaggiava in bicicletta. I due hanno raccontato di essere stati trattenuti sia nelle aree desertiche del Mali che nella zona rocciosa a nord, passati di mano in mano, da tre diversi gruppi legati comunque alla galassia di al-Qaeda. Con loro, per un certo periodo ci sono stati anche il padovano Luca Tacchetto e la sua fidanzata canadese Edith Blais. Sequestrati nel dicembre 2018 in Burkina Faso, sono riusciti a fuggire nel marzo 2020. 

Attualmente, è ancora nelle mani di uno di questi gruppi il il freelance francese Olivier Dubois, collaboratore di Le Point, Liberation e  Jeune Afrique appunto dal Mali, dove si era trasferito nel 2015 e dove ha una moglie e due figli. Partito da casa per intervistare Abdallah Ag Albakaye, appunto leader di quello Jnim che ora si sospetta abbia portato via anche gli italiani, è sparito l’8 Aprile 2021 a Go. Tredici mesi dopo è ancora prigioniero. 

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