Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo.

(Virgilio, Eneide, libro VII, verso 312)

Traduzione letterale:

“Se non potrò piegare gli dèi sopra di me, muoverò l’Acheronte.”

Parafrasi comune:

“Se non posso persuadere gli dèi del cielo, scatenerò le forze dell’inferno.”

Pronunciata da Giunone, regina degli dèi, questa frase esprime la sua ira verso i Troiani, in particolare Enea.

Nonostante i suoi sforzi per contrastare il destino e la volontà di Giove, non riesce a influenzare gli dèi dell’Olimpo. Tuttavia, non si arrende e giura di risvegliare le forze oscure—l’Acheronte dell’oltretomba—per raggiungere i suoi scopi.

Questa frase ha superato il suo contesto originale, diventando simbolo di sfida, determinazione e della prontezza a spingersi oltre ogni limite per ottenere ciò che si desidera.

Riflette la disponibilità a ricorrere a mezzi disperati o oscuri quando non è possibile influenzare le forze superiori, e il potenziale distruttivo di una rabbia e di un’ossessione incontrollate.

Nel corso dei secoli, è stata citata in letteratura e politica come metafora della resistenza ostinata e della volontà di trionfare contro ogni avversità, a qualunque costo.