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Il centrodestra vince al primo turno: 10 a 3. E tredici grandi città vanno al ballottaggio. “Fi è determinante”

Pronostici rispettati. La partita è finita come sondaggisti e analisti politici si aspettavano. Il centrodestra ha vinto. È finita 10-3. Dei 26 comuni capoluogo la metà ha già un verdetto definitivo. Non andranno al ballottaggio, tra le altre Genova, Palermo, L’Aquila, Rieti, La Spezia, Taranto e Lodi. E questa particolare sfida il centrodestra lo vince 10-3. In totale la partita finisce con un risultato provvisorio di 15 a 11.

Ci sono grandi sorprese – come l’affermazione di Damiano Tommasi a Verona – dovute principalmente agli errori di avversari che hanno preferito slabbrare la coalizione. È successo appunto nel capoluogo scaligero dove Sboarina e Tosi si sono contesi l’elettorato di centrodestra, ma è successo anche a Messina, Viterbo e L’Aquila (dove il centrosinistra arriva soltanto terzo alle spalle di una lista civica).

C’è un altro vincitore in questo turno elettorale. L’astensionismo. Per le comunali non si è registrato il pessimo risultato dei cinque referendum ma l’affluenza è comunque bassa. Più bassa delle precedenti elezioni di circa cinque punti, fermandosi al 54,7%.

E c’è un altro elemento che è stato sicuramente determinante. In tutte le città chiamate a rinnovare i consigli comunali vince o comunque si afferma chi non rinuncia alla compattezza della propria coalizione.

Verona, in questo senso, è un caso emblematico non soltanto perché il centrodestra non è riuscito a ritrovarsi sotto una sola candidatura ma perché il candidato che al primo turno ha ottenuto il maggior numero di preferenze (Damiano Tommasi) è riuscito invece a tenere nella stessa coalizione anche partiti e movimenti (come Azione e Cinquestelle) che altrove hanno rinunciato a priori a qualsiasi tipo di apparentamento.

Le elaborazioni del voto nei 971 comuni delineano scenari abbastanza nitidi. Nel centrodestra Meloni festeggia l’affermazione della lista del suo partito, che in tutta Italia riesce a superare la Lega salviniana. Il primato generale, però, se lo intesta Francesco Boccia che ieri insisteva che il Pd è l’unico partito che ha portato il suo simbolo in tutte le competizioni elettorali, risultando quindi, giocoforza, il primo.

D’altronde il centrosinistra di campo largo ha mostrato una significativa efficacia anche in realtà settentrionali come Lodi, Padova, Verona e Parma. La Lega, infatti, nelle regioni meridionali ha scelto un altro simbolo (Prima l’Italia) che in tanti sospettano essere un embrione della futura trasformazione del movimento salviniano. Altro dato macroscopico è la caduta dei Cinquestelle. In nessuna competizione il voto di lista riesce a raggiungere la doppia cifra. Flop anche della cosiddetta «lista Conte», sfruttata in molte città, ma con risultati tutt’altro che confortanti.

Forza Italia si dimostra rilevante nella tenuta della coalizione e in alcune realtà particolari come Palermo (dove continua a essere il partito più votato). Il brand Berlusconi ha mostrato di essere efficace in realtà come Monza dove il suo nome e la sua figura oltrepassano il confine del dibattito politico. Anche nel capoluogo brianzolo Forza Italia è il partito di centrodestra più votato e la Lega il meno votato.

«Le vittorie al primo turno confermano che gli elettori premiamo l’unità di una coalizione nella quale Forza Italia è determinante e mantiene un’assoluta centralità – commenta la senatrice azzurra Licia Ronzulli -, come dimostra lo straordinario risultato di Palermo. Ci confermiamo decisivi per il successo del centrodestra che, come è sempre più evidente, rappresenta la maggioranza del paese». «Siamo maggioranza nel Paese – sottolinea il suo collega di partito Sestino Giacomoni -, il centrosinistra e i Cinquestelle sono minoranza. Il centrodestra unito vince a Genova, cioè vince al Nord, vince al Centro, a L’Aquila, e vince al Sud, con Lagalla a Palermo dove Forza Italia è il primo partito, con il 12%. Forza Italia è determinante perché i nostri voti sono determinanti per vincere ovunque, ma abbiamo un obiettivo molto ambizioso che è quello che il presidente Berlusconi ha indicato a Napoli: non ci basta essere determinanti, vogliamo tornare a essere trainanti».

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