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Il mio appello a Fedez: i ragazzi ti ascoltano, aiutaci a difenderli da chi inquina il loro futuro

Carissimo Fedez, mentre Papa Francesco consacra la Russia alla Madonna di Fatima per chiederLe il dono della pace, penso sia il momento giusto per farti non solo i più sinceri auguri di pronta guarigione ma anche per farti riflettere sul “dono” che la provvidenza ha messo nelle tue mani.

Sei entrato nel nostro “club” sempre meno esclusivo di ammalati di cancro. So bene quanto grande sia la prima sensazione di sgomento quando ricevi la diagnosi. Come stai imparando anche tu ora, nella migliore ipotesi di completa guarigione dopo l’intervento, per te come per tutti noi il termine “guarigione” – come ben spiegò il maestro Veronesi – è sempre un termine “inappropriato”. Per guarigione, in termini appropriati, in medicina intendiamo infatti la completa restitutio ad integrum degli organi e apparati colpiti dalla malattia, come avviene per esempio dopo una polmonite batterica ben curata. Per il cancro, come ben dimostra la cicatrice che hai scelto di fare vedere a tutti, per guarigione si intende invece la possibilità che ti sarà data dalle cure di arrivare alla medesima aspettativa di vita che avresti avuto senza la malattia; nel caso di un cittadino lombardo circa 82 anni di aspettativa di vita, per noi campani 77.

Hai 32 anni, due anni in meno di mia figlia, e da padre provo semplicemente terrore solo al pensiero di avere queste preoccupazioni per un mio figlio, come ora sento per te. Così ho deciso di scriverti non per aggiungermi all’infinita schiera di auguri che i tuoi tredici milioni di followers (e non solo) ti stanno facendo, ma per fornirti una riflessione e per chiederti di mettere a frutto questo periodo per dare il valore più alto a tutto il resto della tua vita.

Dopo migliaia di conferenze sulla prevenzione primaria e sulla “munnezza” di cui sono un esperto e dopo centinaia di post su ilfattoquotidiano.it su questi argomenti, per “colpa tua” sono stato invitato a partecipare a un dibattito sul fine vita dal titolo significativo: “Fine vita: tra libertà e valore” organizzato a Verona da un giovane studente sardo, più o meno della tua età, Giampietro Niffoi. Non mi ero accorto della profonda motivazione che aveva sull’argomento: Giampietro è un ipovedente per una rarissima patologia genetica agli occhi che, per sua fortuna, solo di recente si può curare grazie a una terapia genetica innovativa. E’ una cura sperimentale che fa a Napoli. Sarò quindi felice di poterlo ospitare a Napoli e voglio ancora fargli vedere come “Napule e’ mille culure…”. Un ragazzo di trent’anni che rischia la cecità per una malattia genetica tanto grave quanto rara non è un evento “secondo natura”.

Oggi sta diventando un fatto sempre meno raro, come il tuo cancro al pancreas, come tantissime altre ex patologie rare, come l’autismo, ecc. E’ evidente che una tale e così profonda modificazione delle patologie umane, cancro compreso, vede l’inquinamento diffuso del nostro ambiente di vita come concausa significativa di queste alterazioni (epi)genetiche che poi possono diventare malattie anche gravi e mortali presto – troppo presto – rispetto alla nostra aspettativa di vita media.

Da tempo molti di noi oncologi e pediatri ci siamo convinti dell’importanza patogenetica sempre maggiore dell’inquinamento ambientale in questo fenomeno. Abbiamo cominciato a studiarlo nella terra dei fuochi campana e poi ci siamo resi conto che il fenomeno era addirittura più grave e incombente anche in altre Terre dei fuochi, come per esempio proprio la Lombardia: i dati peggiori di tumori infantili li registriamo infatti più in Lombardia che in Campania. Trovare persino cobalto nello sperma di giovani ragazzi sani di circa 20 anni di Brescia (dr. Luigi Montano) mentre da noi i nostri ragazzi mostrano nello sperma valori abnormi di cromo e cadmio, non ha un significato diretto solo per la comparsa di una sterilità maschile ingravescente e progressiva tra i nostri giovani. Per affinità istologiche tra gli epiteli delle gonadi e delle ghiandole digestive – come appunto le salivari e il pancreas – può indicare anche una concausa ancora tutta da studiare per questa incidenza in continuo e costante incremento di tumori ex rari, come appunto proprio quello del pancreas. Questo incremento di incidenza del cancro al pancreas appare in tutto il mondo, certo, ma nelle nostre Terre dei fuochi lombarde e campane pare proprio di più.

Quando ho conosciuto Giampietro Niffoi ho saputo che la sua cura costa per singola somministrazione oltre 600mila euro. I farmaci innovativi per curare al meglio il tumore del pancreas oggi superano le 30mila euro a fiala. La nostra meravigliosa ricerca è sì ottima e di altissimo livello, ma certamente non è gratis né si fa ricerca per filantropia ma per profitto, come ben ha dimostrato anche la pandemia da Covid.

Per questo, sentendomi più che un cavaliere al merito d’onore della Repubblica italiana per la lotta alle ecomafie, un cavaliere errante come Antonius Block de Il settimo sigillo, a partire dal 2018 ho iniziato la mia partita a scacchi con la morte: voglio raggiungere il massimo dei risultati possibili prima di darle vinta la partita. Con impeto ancora maggiore mi dedico alla prevenzione primaria affinché si possa, se non invertire, quanto meno fermare questa terribile tendenza ad ammalarsi troppo giovani per mancata prevenzione primaria, mancato controllo cioè della salubrità dei nostri ambienti di vita.

Carissimo Fedez, ti scrivo quindi per proporti di aiutarci come nostro “testimonial”, raccogliendo il testimone che è stato della nostra amica Nadia Toffa, bresciana. I ragazzi ti ascoltano e ti seguono a milioni. Hai oggi il potere di indirizzare al meglio i loro comportamenti e lo hai già dimostrato semplicemente andando a visitare Musei come gli Uffizi. Aiutaci a difendere non certo noi anziani i ma i nostri figli e i nostri bambini: noi medici dell’ambiente abbiamo formato e difendiamo le mamme della terra dei fuochi campana, le madri che si battono contro il veleno degli Pfas nel Veneto, le madri che si battono contro i pcb Caffaro a Brescia, le madri di Taranto che piangono i propri figli persino sulle lapidi rese rosse dalle polveri di ferro dell’Ilva nel cimitero del quartiere Tamburi.

Aiutaci, ti prego, diventa nostro amico. Ti faremo conoscere eroi veri come padre Maurizio Patriciello e tanti, tantissimi volontari eroi dei nostri comitati. Non vedo l’ora di farti conoscere la nostra Aurora, la bambina-miracolo della terra dei fuochi campana che, con la “mamma” Marilena, giornalista eroina sotto scorta, combatte per aiutare i bambini ammalati della Campania come della Lombardia. Tua figlia si chiama Vittoria: pensa come sarebbe bello che crescessero coltivando insieme a te questo impegno, essenziale a formare e guidare i giovani che oggi sfilano arrabbiati ma senza guida in tutta Italia in questo “Friday for Future”.

E anche io potrò finire serenamente la mia partita a scacchi.

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