A prima vista, sembra un paradosso.
Dopotutto, le soluzioni provvisorie sono concepite per essere temporanee.
Servono a guadagnare tempo, a tamponare un problema, a fungere da rimedio transitorio in attesa di una soluzione più adeguata e duratura.
Ma nella pratica, queste soluzioni “temporanee” hanno una strana tendenza a diventare permanenti.
Perché?
Non si tratta solo di una pigrizia umana.
È un vero e proprio schema strutturale.
Quando non esiste ancora un modo perfetto per risolvere un problema, si inventa qualcosa che funziona abbastanza.
È un espediente, un rimedio imperfetto, magari persino assurdo — ma funziona. Fa il suo dovere, più o meno.
E proprio perché funziona, seppur in modo maldestro, si smette di cercare alternative migliori.
Ben presto, quella “pezza” provvisoria viene consolidata:
- Le burocrazie vi si adattano.
- Vi si investono risorse.
- Si costruiscono sistemi che vi fanno perno.
- Intere gerarchie di potere iniziano a dipendere da essa.
E quando qualcuno propone di ripensare tutto da capo — è già troppo tardi.
Il costo del cambiamento è eccessivo. La nuova soluzione appare troppo radicale. Non ci sono tempo, fondi, né volontà politica.
Come si dice in Francia: «Il n’y a que le provisoire qui dure» — solo il provvisorio dura.
Perché queste soluzioni funzionano abbastanza.
Perché sostituirle richiede sforzo, pianificazione, o coraggio.
Perché i sistemi tendono a stabilizzarsi lungo la via della minima resistenza.
Una volta che una toppa è stata messa, l’urgenza di affrontare il problema alla radice svanisce.
Le persone si adattano. Le istituzioni si ristrutturano.
La toppa diventa norma.
Dietro questa frase si nasconde un monito silenzioso:
Attenzione a ciò che chiami provvisorio.
Potrebbe durare più delle tue intenzioni — e plasmare il futuro più di quanto immagini.
Le persone finiranno persino per difendere questi sistemi imperfetti — non perché siano buoni, ma perché “funzionano”.
Quella frase — “funziona” — diventa una specie di incantesimo: serve a evitare domande scomode, a giustificare l’inerzia, a soffocare l’immaginazione.
Ma funzionare non è lo stesso che funzionare bene.
La funzionalità non è visione.
La stabilità non è giustizia.
E dunque, il monito resta:
Attenzione a ciò che chiami provvisorio.
Potrebbe diventare il tuo domani — non per scelta, ma per abitudine.
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