Economia

Papa: «Non mi dimetto, non ora». Ma se lascia torna vescovo (emerito)

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Non pensa a dimettersi, non per ora certo. Taglia corto Francesco in un’intervista alla tv messicana, ma nel caso in cui dovesse compiere questo passo non si farebbe chiamare “Papa emerito” né vestirebbe la talare bianca, non vivrebbe in Vaticano né tornerebbe nella natia Argentina. Sarebbe – dice – un semplice “vescovo emerito di Roma” e vorrebbe trovare una chiesa nella capitale dove poter continuare a confessare i fedeli e visitare i malati. Una vita da pastore, insomma, quella che lui ha sempre prediletto.

La prospettiva di regole per le “rinuncia” (ma non per ora)

Parole forti che riaprono un capitolo delicato su Ratzinger: Francesco ha sempre negato di volere codificare la “rinuncia”, almeno finchè la situazione resta quella attuale. Ma certamente le sue parole indicano quali sarebbero le regole del futuro. «Sono il vescovo di Roma, in questo caso il vescovo emerito di Roma», spiega Bergoglio. «Non ho intenzione di dimettermi. Al momento no», ma ripete però che «la porta è aperta» dopo che Benedetto XVI nel 2013 è stato il primo Papa in 600 anni a rinunciare. Certo, confessa che «gli fa un po’ male il ginocchio», che si sente un po’ «sminuito» anche se ora può camminare, ma che “mai, in ogni caso, gli è venuto in mente di dimettersi, fino ad oggi”. Tuttavia, «se vedo che non posso, o mi faccio male o sono un ostacolo», aspetto l’«aiuto» per prendere la decisione di ritirarmi, dichiara.

«Forse potrei vivere a San Giovanni in Laterano»

Insomma, c’è la conferma che il Vaticano ha bisogno di regolamentare meglio la figura del Papa emerito, dice Francesco nell’intervista. «La prima esperienza è andata piuttosto bene perché è un uomo santo e discreto, e l’ha gestita bene», osserva. «Ma in futuro, le cose dovrebbero essere delineate di più, o le cose dovrebbero essere rese più esplicite. Penso che per aver fatto il primo passo dopo tanti secoli, ottiene 10 punti. È una meraviglia», aggiunge Bergoglio. Francesco dice che anche lui farebbe tale passo se fosse il momento giusto prima di morire, ma ancora prestando servizio, «se sopravvivo». E risponde «sicuramente no» quando gli viene chiesto se vivrebbe in Vaticano come Papa in pensione o se tornerebbe in Argentina, e replica invece «forse» al suggerimento che potrebbe stabilirsi nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la tradizionale sede del vescovo di Roma. Ricorda inoltre che aveva programmato di ritirarsi dalla carica di arcivescovo di Buenos Aires al momento del Conclave del 2013, che lo ha portato a diventare Papa. E aggiunge che aveva preparato un bell’appartamento a Buenos Aires dove avrebbe potuto continuare ad ascoltare le confessioni in una chiesa vicina e visitare i malati in un ospedale.

Sulla guerra: voglio parlare delle vittime, non dei carnefici

Poi la guerra. Francesco mette in guardia sul rischio che il mondo stia precipitando verso una terza guerra mondiale e afferma che «guerre selvagge di distruzione» come quella che affligge l’Ucraina sono vissute da anni. «Da anni viviamo la terza guerra mondiale a pezzi, a capitoli, con guerre ovunque», anche se la guerra in Ucraina «ci tocca più da vicino». «Abbiamo perso coscienza della guerra», lamenta e “l’umanità continua a fabbricare armi», aggiungendo con fermezza che la guerra «riduce in schiavitù», disumanizza, e che, secondo il Catechismo cattolico, l’uso e il possesso di armi nucleari è immorale e non si può giocare con la morte alla mano. Riguardo all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, Francesco sottolinea che preferisce parlare delle vittime piuttosto che dei carnefici, «del Paese che viene attaccato» e delle «cose selvagge che leggiamo e che sappiamo già chi le fa». Si mostra favorevole a «lasciare la porta aperta alla coscienza della persona» e sorride quando gli vengono ricordate le accuse di essere «filorusso»: «Rido. La capacità delle persone di esprimere la propria opinione non ha limiti» e “molte delle opinioni sono costruite sull’onda dell’ultimo Twitter”, taglia corto.

Su Biden e la tutela dell’aborto: «Parli al suo pastore»

Nell’intervista a TelevisaUnivision, papa Francesco si mostra molto tagliente nella condanna dell’aborto e afferma che «dati scientifici» dimostrano che «un mese dopo il concepimento, il Dna del feto è già lì e gli organi sono allineati. C’è la vita umana. È giusto eliminare una vita umana?», si chiede il Pontefice. Riguardo alla posizione favorevole del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, cattolico, alla tutela del diritto all’aborto, Francesco sottolinea che «lo lascia alla sua coscienza: Parli al suo pastore di questa incoerenza».

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