Economia

Quattro casi di vaiolo delle scimmie in Italia. Oms: identificazione precoce e isolamento

Numeri in crescita

Ottenuta in Portogallo la prima sequenza genetica. Il ceppo virale che sta circolando è quello dell’Africa occidentale, meno aggressivo

Cos’è il vaiolo delle scimmie e come si trasmette

3′ di lettura

I casi di vaiolo delle scimmie sono aumentati a quattro in Italia, con quello diagnosticato in Toscana, ad Arezzo, e altre 15 persone sono in osservazione, mentre sono oltre 190 i casi quelli identificati nelle ultime settimane in 16 Paesi di Europa, Stati Uniti, Canada e Australia; i casi in Europa sono 67, secondo le stime più recenti del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), rilevati in otto Paesi. È una situazione complessa e con molti punti ancora da chiarire, ma per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è possibile contenere la trasmissione.

In Portogallo prima sequenza genetica

“Intendiamo bloccare la trasmissione del virus da uomo a uomo e siamo in grado di farlo nei Paesi in cui il vaiolo delle scimmie non è endemico”, ha detto Maria Van Kerkhove, a capo della ricerca sulle malattie emergenti dell’Oms. Per l’Oms, inoltre, non è ancora chiaro se il virus del vaiolo delle scimmie sia mutato e la risposta potrebbe arrivare dalla prima sequenza genetica, ottenuta in Portogallo e appena pubblicata, da cui emerge che il ceppo virale che sta circolando è quello dell’Africa occidentale, meno aggressivo rispetto al secondo ceppo finora noto, originario dell’Africa centrale.

Oltre 50 protetti dal vecchio vaccino

L’Oms prepara intanto un confronto a 360 sul virus per la prossima settimana, mentre domani è prevista la riunione del comitato per la sicurezza sanitaria dell’Unione europea. I sintomi dei casi rilevati in Europa appaiono lievi, ha detto la direttrice dell’Ecdc, Andrea Ammon, che oggi ha presentato una prima valutazione del rischio della malattia. Un’altra buona notizia è che gli over 50 sembrano essere protetti dal vaccino anti-vaiolo fatto da bambini, ha detto l’infettivologo francese Jean-Daniel Lelièvre, dell’ospedale Henri-Modor di Créteil.

Il nesso con le Canarie

Una delle domande principali è perché, proprio ora stia circolando un virus noto dal 1958 e da allora rimasto sostanzialmente confinato in Africa, ha rilevato il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. Si studiano eventuali nessi fra i casi finora noti e al momento un elemento ricorrente sembra essere una vacanza alle Canarie, dove fra il 5 e il 15 maggio sarebbe stato organizzato un evento molto affollato a Maspalomas. Sembrerebbe legato alle Canarie anche il quarto caso italiano, un uomo di 32 anni ricoverato in Toscana, nell’ospedale San Donato di Arezzo, nel quale la diagnosi è stata confermata in seguito alle analisi condotte dall’Istituto Spallanzani di Roma.

Ignoto l’animale “serbatoio”

È senza risposta da oltre 60 anni anche la domanda sull’origine di questo virus: sebbene siano stati osservati contagi sia da roditori che da primati non umani, l’animale “serbatoio” dal quale parte l’infezione non è ancora noto. Una risposta potrebbe arrivare dalle sequenze genetiche del virus, la prima delle quali è stata pubblicata e depositata da un gruppo di ricerca portoghese su una piattaforma liberamente accessibile ai ricercatori, proprio come fin dall’inizio del 2020 si sta facendo con il virus SARS-CoV-2. A ottenere la mappa genetica del virus è stata l’unità di Bioinformatica del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Nazionale di Sanità “Doutor Ricardo Jorge” (Insa) di Lisbona.

Read More

Lascia un commento

Translate »