Economia

Ucraina, la mappa delle navi russe nel Mediterraneo

Il conflitto Mosca-Kiev

Le zone della presenza delle navi militari di Mosca in continuo movimento. Unità d’attacco e numerose imbarcazioni per il sostegno logistico

di Marco Ludovico

(Il Sole 24ORE)

I punti chiave

  • Le posizioni in mare
  • Modalità di azione
  • La strategia di Guerini
  • Centrale informativa unica

3′ di lettura

Incrociatori, fregate, cacciatorpedinieri. In totale 18 unità più due sottomarini. Circolano di continuo nel Mediterraneo. Spesso si fermano «alla fonda» nei tratti di mare dove è consentito l’ancoraggio. Sono le navi militari russe al comando di Vladimir Putin. Sotto stretta osservazione, è ovvio, della Difesa italiana. Le dislocazioni sono individuate, i sistemi di intelligence girano a pieno regime. Il Sole 24ORE è in grado di raccontare la mappa della presenza russa nel Mare Nostrum. Scena inquietante benché, lo sanno gli addetti ai lavori, la loro presenza è storica da lustri.

La cartina delle posizioni in mare

Un gruppo navale russo di due unità con un incrociatore e un cacciatorpediniere si trova a ovest dell’isola di Creta: è quello meno lontano dalle coste italiane. Una seconda coppia, sempre un incrociatore più un cacciatorpediniere, è a sud-ovest di Creta. Davanti alla costa turca è dislocata una fregata di Mosca. C’è poi il dispositivo potente, quello ormai noto, della base navale dei russi di Tartus in Siria: si stima una presenza di due sommergibili e cinque navi di sostegno logistico. Un’altra unità logistica è nelle acque a sud dell’isola di Cipro, altre ancora sono pronte a sostenere la navigazione di quelle a carattere specifico più offensivo. Il costo della permanenza in mare è elevato, le esigenze di carburante e non solo notevoli. Nella mappa grafica non sono indicate tutte le unità per motivi di riservatezza. Il totale delle venti unità presenti è stato reso noto di recente dal capo di Stato maggiore della Marina Enrico Credendino.

Mosse e tattiche con una lunga storia

La presenza del Mediterraneo è ben nota alla Difesa, in particolare alla Marina militare tra l’altro dal 2015 impegnata nell’operazione «Mare Sicuro» con la sorveglianza e sicurezza di un’area di circa 160mila chilometri quadrati. I marinai in divisa di Mosca nelle acque del Mare Nostrum si sono contraddistinti per la capacità di trovare i punti dove attraccare alla fonda. Zone al di fuori delle acque territoriali, non così numerose ma consentono di fermarsi senza essere in navigazione continua. Ci sono poi navi russe civili di tipo mercantile più che sospettabili di servire la patria Russia sotto mentite spoglie. Nel complesso è il cosiddetto «Orso rosso»: necessita oggi di dimostrare la sua forza visibile nonostante limiti e carenze degli apparati navali in uso. Alcune modalità sono ancora le stesse della SovMedRon (Soviet Mediterranean Squadron), sigla Nato concepita durante la Guerra Fredda.

Guerini: una strategia per il Mediterraneo

I russi esercitano la loro influenza sulla Libia. Hanno legami con l’Egitto. Il Sudan, in particolare, dovrebbe concedere un porto militare ai militari di Mosca. Senza contare le continue proiezioni nel continente africano della Cina, potenza mondiale tutta tesa ad aumentare senza scrupoli la propria influenza economica e politica. Così il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha voluto varare una «Strategia di difesa e sicurezza per il Mediterraneo». Un documento coerente con l’attualità del conflitto russo-ucraino, ne allarga la prospettiva così come lo scenario tattico e strategico. «La Difesa dovrà farsi promotrice di un approccio di sistema – scrive Guerini – per lo scambio informativo» affinchè ci sia «un’azione unitaria dello Stato in mare». Il cosiddetto Mediterraneo allargato è una scena affollata. Tanti vecchi e nuovi attori visibili e nascosti. Trame in cambiamento continuo. Colpi di scena a ripetizione.

Priorità fondamentale: la «superiorità informativa»

Guerini sottolinea: «La superiorità informativa è il prerequisito per creare un vantaggio decisionale». La Difesa deve «confrontarsi e cercare sinergie» con tutti gli altri dicasteri coinvolti nella sicurezza nazionale: «Interno, Affari Esteri, infrastrutture, Transizione ecologica, Sviluppo Economico, Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Protezione Civile». Il cosiddetto approccio sistemico: Guerini sollecita la piena operatività del «Diism (Dispositivo interministeriale integrato di sorveglianza marittima) avviato nel 2007 a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri». Occorre «realizzare un’organizzazione integrata di sorveglianza marittima per la gestione di tutte le informazioni raccolte sul mare dai vari dicasteri tramite un’unica centrale operativa – ubicata presso la Comm (centrale operativa Marina Militare) fin qui utilizzata, pur con ottimi risultati, solo in casi specifici e per operazioni inter-agenzia limitate nel tempo». Il Diism, un progetto vecchio ormai di 15 anni. Le minacce brulicanti nel Mediterraneo allargato potrebbero sbloccarlo.

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