"From the desk of a CEO" - "Dalla scrivania di un Amministratore Delegato"News ultima ora

Una civiltà non viene distrutta da persone malvagie; non è necessario che la gente sia malvagia, ma solo che sia priva di spina dorsale.

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(James A. Baldwin)

Le civiltà crollano non tanto per i malvagi, che di solito sono pochi e ben riconoscibili, ma per le moltitudini che, per paura, per abitudine o per pigrizia, scelgono il silenzio, l’inerzia, l’acquiescenza.

Sono queste masse che, chiudendo gli occhi e scrollando le spalle, permettono che l’ingiustizia diventi sistema, che la sopraffazione si normalizzi, che il male diventi, appunto, banale.

Ieri Hannah Arendt ci parlava della ‘banalità del male’, di come l’orrore possa nascere non da mostri isolati, ma da uomini e donne comuni, che rinunciano alla propria coscienza e si rifugiano nell’obbedienza cieca.

Oggi non è più necessario rileggere i suoi libri per scorgere questo fenomeno: basta accendere un telegiornale, scorrere un feed social, osservare come troppe persone preferiscano non vedere, non schierarsi, non rischiare.

Il messaggio è senza tempo e inquietantemente attuale.

Perché il male più pericoloso non è quello che si dichiara apertamente, ma quello che cresce indisturbato nei silenzi, nelle piccole complicità quotidiane, nel “non è affar mio”, nella viltà vestita da prudenza.

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