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Carpe diem (“Ma tu non l’hai fatto”)

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La locuzione latina carpe diem, che significa “cogli l’attimo”, assume una risonanza più profonda e delicata quando viene osservata attraverso il filtro della memoria affettuosa.

Tradizionalmente, carpe diem è interpretato come un invito all’azione: vivere con audacia, inseguire la gioia, non rimandare i propri sogni.

Il più delle volte, diamo per scontato che ci sarà un’altra occasione: un altro mattino per ricucire ciò che si era logorato, un’altra sera per dire grazie.

Ma la persona a cui volevamo esprimere gratitudine potrebbe svanire prima che troviamo le parole.

In questo contesto, carpe diem si trasforma in una forma di lucidità morale.

Non giustifica l’urgenza egoistica, ma richiede coraggio emotivo: non aspettare che qualcuno non ci sia più per renderti conto di ciò che ti ha donato in silenzio.

Così, carpe diem non grida “fai tutto!”

Sussurra, invece: “di’ tutto… e dillo adesso.”

La poesia che segue, spesso attribuita a una vedova di nome Merrill Glass, esprime l’amore incondizionato di suo marito, un soldato, e il dolore per la sua perdita.

Fu scoperta dalla figlia della donna — una figlia che non aveva mai conosciuto suo padre — dopo la morte della madre.

La poesia, che riflette il punto di vista di una donna che ha perduto il compagno della vita, esplora il tema del ricordo e della presenza dell’amato, che continua anche oltre la sua assenza.

But you didn’t

(Ma tu non l’hai fatto)

(Merrill Glass,

trad. Roberto Grippi)

Ricordi quella volta che mi prestasti la macchina

e io la rovinai?

Avevo paura che mi avresti odiata, che avresti gridato, che tutto sarebbe finito…

Ma tu non l’hai fatto.

Ricordi quella sera in cui dimenticai di dirti

che il ballo era elegante,

e tu arrivasti in jeans, fuori luogo, fuori tempo?

Pensavo che non me l’avresti mai perdonata…

Ma tu non l’hai fatto.

Ricordi quando civettavo con altri,

per gioco, per insicurezza, solo per farti ingelosire—e tu lo eri?

Pensavo che ti saresti stancato, che avresti voltato le spalle…

Ma tu non l’hai fatto.

Hai sopportato tanto,

con pazienza, con dolcezza, in silenzio.

Mi hai amata anche quando non lo meritavo,

mi hai fatta sorridere quando avrei dovuto vergognarmi.

E avevo così tante cose

che avrei voluto dirti,

quando saresti tornato dalla guerra …

Ma tu non l’hai fatto.

Alla luce di “But You Didn’t”, carpe diem diventa una pratica di urgenza delicata — non per accumulare piaceri, ma per onorare la presenza, per esprimere ciò che troppo spesso resta sottinteso.

È una sommessa ribellione contro il rimpianto.

Perché un giorno, loro non ci saranno più.

E tu avresti voluto dirlo.

Ma non l’hai fatto.

Ed è questa la più umana delle tragedie.

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