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Cessione bonus, stop di Intesa e UniCredit

Sconti fiscali

Le troppe richieste arrivate stanno portando alla progressiva impossibilità di accogliere nuove domande di cessione: istituti verso il blocco

di Luca Davi e Giuseppe Latour

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3′ di lettura

Il mercato delle cessioni di crediti fiscali viaggia verso uno stop che rischia di lacerarlo in maniera irrimediabile. Complice il quadro normativo – che, ad oggi, limita le cessioni a tre e consente la seconda e terza cessione solo a banche, intermediari finanziari e assicurazioni, costringendo questi soggetti a tenere in pancia miliardi di crediti – negli ultimi giorni, a quanto risulta al Sole 24 Ore, anche le due banche principali del Paese, Intesa Sanpaolo e UniCredit, sotto il peso delle troppe richieste, avrebbero separatamente preso atto della progressiva impossibilità a procedere con l’accoglimento di nuove domande di cessione. In assenza di modifiche normative, insomma, sarà impossibile procedere con nuove richieste.

Nello specifico, Intesa Sanpaolo, che fino a oggi ha registrato domande per quasi 20 miliardi di lavori, interpellata sul tema dal Sole 24 Ore sottolinea che «se non verranno modificate le norme di riferimento, è inevitabile un progressivo rallentamento fino all’uscita» da un business con cui la banca ha acquisito finora oltre 4 miliardi di crediti fiscali collegati ai bonus edilizi, di cui circa la metà relativi alle imprese che hanno praticato il cosiddetto “sconto in fattura”.

Flussi di richiesta eccessivi

Analoga la posizione di UniCredit. Nei giorni scorsi, l’istituto di piazza Gae Aulenti avrebbe infatti esaminato il tema nel proprio Comitato crediti, arrivando a determinare la necessità di mettere uno stop, almeno al momento, a nuove domande. La banca sta «riscontrando un elevato volume di richieste che potrebbero comportare il raggiungimento della massima capacità fiscale possibile per la cessione dei crediti», dice l’istituto. Da qui l’avvio di «una valutazione interna per poter massimizzare tutte le risorse disponibili e continuare a gestire al meglio i flussi di richiesta della clientela». Tradotto: si riprenderà, eventualmente, quando ci sarà la capienza sufficiente per accogliere nuove richieste. Per ora, insomma, ci si ferma. Va detto che fino a oggi la banca di piazza Gae Aulenti ha crediti d’imposta per 252 milioni e impegni connessi all’acquisto del futuro credito d’imposta per 939 milioni, per un totale di quasi 1,2 miliardi di euro.

I passi indietro di Intesa e UniCredit si inseriscono in un mercato già molto sofferente. All’indomani del decreto Antifrodi, in vigore dal 12 novembre 2021, gli ostacoli per i contribuenti che volevano cedere sono andati progressivamente aumentando. Fino all’arrivo del Sostegni ter (il 27 gennaio 2022), che ha mandato in pensione il concetto di moneta fiscale, tagliando a uno il numero dei trasferimenti possibili.

Punto di equilibrio ed “effetto imbuto”

Da quel terremoto di gennaio sono seguite diverse modifiche (le cessioni adesso sono tre), che però non hanno portato ancora a un punto di equilibrio sostenibile per tutti i diversi attori. Tanto che, dopo le ultime limature alla Camera per attivare una quarta cessione dei crediti, già si pensa a ulteriori modifiche che rendano il meccanismo più efficace (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri): l’obiettivo è consentire alle banche di liberare la loro capienza fiscale, attraverso cessioni ai propri clienti, per non ingolfarle di troppi crediti fiscali. È anche a queste modifiche che guardano i grandi istituti.

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