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Gdo, maxi frode fiscale: evasa l’Iva per 260 milioni e coinvolte 15 società

L’inchiesta

Con l’indagine della Gdf scoperte fatture false per 1,8 miliardi. Nell’indagine scovate due associazioni a delinquere

di Ivan Cimmarusti e Enrico Netti

2′ di lettura

Un giro di fatture false per 1,8 miliardi con l’evasione dell’Iva per oltre 260 milioni. Queste le dimensioni della maxi frode avvenuta negli anni d’imposta 2015-2019 che coinvolge 15 società della Gdo oltre a una rete di intermediari e cash&carry. Sono 39 le persone fisiche indagate, tra le quali Gerard Lavinay e Stéphane Coum, rispettivamente ex ad ed ex direttore operativo di Carrefour Italia, e Franco Castagna, ex Cfo di Auchan . L’indagine riguarda anche 7 persone giuridiche, mentre sono state emesse misure cautelari per 13 persone, 9 dei quali ai domiciliari. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere alla frode fiscale.

L’inchiesta dei pm di Milano ha ricostruito un «sistema» di frode carosello su larga scala, compiuto dalle principali società della Gdo: Gs (controllata da Carrefour), Auchan che ora fa capo a Margherita distribuzione-BDC, Miti e Apulia Distribuzione. Quest’ultima dal 2004 era master franchisee di Auchan con una rete di negozi nel Mezzogiorno e nel 2019 è diventata master franchisee Carrefour.

Le due associazioni

L’inchiesta nasce da verifiche su Auchan, dopo che le Entrate hanno ricevuto una comunicazione dall’autorità fiscale svedese. Sono emerse due distinte associazioni per delinquere che si occupavano una delle operazioni internazionali, l’altra di quelle tutte italiane.

Secondo i pm, la prima sarebbe una «complessa frode carosello transnazionale» allo scopo di evadere l’Iva e l’Ires. La Guardia di finanza ha ricostruito una frenetica girandola di cessioni «cartolari» di merci, che da società «filtro» sparse in Italia rifornivano di beni alimentari i supermercati delle catene Gs, Auchan, Miti e Apulia Distribuzione, per poi passare a “conduit” – società ponte utilizzate per convogliare flussi di reddito da Stati ad alta tassazione a Stati a bassa tassazione – con sede in Svezia, Polonia, Slovenia e Bulgaria. Un «sistema» che, in una terza fase, riportava, sempre in modo esclusivamente documentale, le merci in Italia.

Con la seconda associazione, quella italiana, società della Gdo (quali Gs) avrebbero compiuto cessioni di beni non imponibili Iva a società «cartiere» prive del requisito di esportatore abituale, utilizzando lettere d’intento false. Entrambi i sistemi avrebbe avuto lo scopo di evadere l’Iva e l’Ires «senza rischi di impresa», si legge negli atti.

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