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La campagna d’agosto  che ci aspetta tutti


Caro Aldo,

Alle elezioni politiche del 1953 si presentò il Partito Nettista Italiano, «il partito della bistecca» che prevedeva al primo posto la disponibilità per tutti i cittadini italiani di una bistecca di 450 grammi ogni giorno. Chiaramente solo pochi si bevvero le fandonie del Net. Oggi molti promettono «tutto e subito», dai M5S a Salvini, per arrivare a Berlusconi con i 1.000 euro di pensione, alberi ecc.. A differenza dei loro progenitori del 1951, gli italiani sembrano abboccare a queste promesse sgangherate ed irrealizzabili. Ma che campagna elettorale sarà? E lei quale risultato prevede? Giulio Valdonio

Caro Giulio,

I l sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato ieri dal Corriere mostra che siamo tornati ai rapporti di forza del 2008. Allora il Pdl e la Lega superarono il 46%: esattamente il valore attribuito oggi al centrodestra. La coalizione guidata dal Pd è data al 33%: vale a dire il risultato del Pd di Veltroni, che è poi il livello storico della sinistra italiana. Prese un terzo dei voti il Fronte popolare nel 1948. Arrivò a un terzo dei voti il Pci di Berlinguer. Si fermò a un terzo dei voti la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto nel 1994. In realtà, stavolta il crinale non è tanto tra destra e sinistra, quanto tra sovranisti e globalisti, tra neonazionalisti ed europeisti. Il fronte repubblicano con tutti dentro non nascerà; anche perché se devono scegliere tra i due schieramenti i 5 Stelle scelgono semmai quello sovranista. L’alleanza tentata con il Partito democratico non è mai nata. È stata un accordo tattico, quando il patto tra i 5 Stelle e Salvini che aveva funzionato per oltre un anno si è rotto, il leader della Lega all’epoca al 30% aveva tentato di far saltare il banco, e per evitare la sconfitta elettorale grillini e Pd si sono trovati a governare insieme. Ma poi Conte e Salvini si sono mossi all’unisono sia sul Quirinale, dove non sono riusciti a portare una loro candidatura per l’opposizione di Di Maio (oltre che di Renzi e Letta), e poi sulla caduta di Draghi. Non è un auspicio, ma una previsione: la vittoria della destra, a mio personale avviso, non è in dubbio. La vera domanda è capire se la destra al governo davvero vorrà dialogare con Orbán e Vox, o si renderà conto che in Europa i veri interlocutori sono Scholz e Macron, e un Paese che veleggia spensierato verso i tremila miliardi di debito pubblico non può fare esattamente come gli pare.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Noi ragazzi del ’63 giocavamo a calcio per essere felici»

In un paese della bassa mantovana, terminata la scuola, il giorno dopo iniziava il «nostro campionato di calcio»: per noi ragazzi del ’63, con meno di 14 anni, il pomeriggio estivo era dedicato alle partite di football , cercando di imitare le imprese dei nostri idoli calcistici. Si giocava liberamente e con grande impegno. Senza adulti dirigenti al nostro seguito o genitori appassionati di calcio. Era il periodo nel quale la nazionale italiana ben figurava ai campionati del mondo di calcio. Si iniziava a conoscere Paolo Rossi e Gaetano Scirea, nato a Cernusco sul Naviglio che a dieci anni aveva iniziato a giocare sul campetto della Parrocchia S. Pio X , era già affermato: come per molti altri giocatori professionisti dell’epoca, anche per Gaetano, l’oratorio era stato il trampolino di lancio della sua carriera. Oggi questo avviene raramente perché i nostri figli fin da piccoli vengono arruolati i dalle società calcistiche con maglia, tuta e borsone, un costo per le famiglie. Noi ragazzi del ’63 giocavamo a calcio, per essere felici in quel momento. Si giocava per il gusto dello stare insieme senza preoccuparci che qualcuno potesse selezionarci. Eppure allora l’Italia calcistica vinceva il campionato del mondo mentre anche quest’anno ne siamo esclusi. Chi seleziona troppo, alla fine raccoglie poco e soprattutto se si concepisce il calcio come un mercato già a partire dai ragazzi di 13 anni, ne avremo un danno per i nostri figli e per il calcio stesso. Noi ragazzi del ’63, volendo citare il ritornello della canzone del cantautore Francesco Gabbani , che accompagna questa estate «Volevamo solo essere felici» in attesa di diventare grandi.

Adriano Savioli


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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.





MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

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DOMENICA – LA STORIA

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