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Letta al Nord, Cottarelli a Milano, Crisanti in Europa e quattro under 35: chi sono i capilista Pd nei collegi. Cirinnà rifiuta la candidatura

Il segretario Enrico Letta capolista nei collegi plurinominali della Camera in Lombardia e Veneto, la “punta di diamante” Carlo Cottarelli in quello di Milano per il Senato. Il virologo Andrea Crisanti, invece, correrà in prima posizione nella circoscrizione Europa, una delle quattro previste per l’estero. È quanto emerso finora dalla Direzione nazionale del Pd in corso al Nazareno, che ha approvato con tre voti contrari e cinque astenuti le liste elettorali predisposte dal segretario Enrico Letta: un appuntamento rinviato per tre volte nel corso della giornata e iniziato solo in tardissima serata a causa dei malumori interni al partito. Complici il taglio dei parlamentari e le previsioni di sconfitta nella maggior parte dei collegi uninominali, infatti, molti degli eletti nell’ultima legislatura (compresi nomi di primo piano) sono condannati a restare fuori. Negli elenchi è stata rispettata la partità di genere.

Tra i capilista nei plurinominali (che eleggono circa due terzi dei seggi) anche quattro giovani under 35: si tratta di Marco Sarracino (segretario metropolitano di Napoli), Raffaele La Regina (segretario regionale della Basilicata), Rachele Scarpa (vicesegretaria a Treviso) e Caterina Cerroni, segretaria dei Giovani democratici, la giovanile del partito. Nelle liste ci sarà anche il costituzionalista e deputato uscente Stefano Ceccanti (protagonista nelle ultime ore del “caso” che lo avrebbe visto “fatto fuori” nell’uninominale di Pisa per far posto al segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni) e il senatore Tommaso Nannicini, che dovrebbe correre in un collegio “contendibile”. Ceccanti ha smentito la ricostruzione che lo voleva al quarto posto del plurinominale a Firenze e Pisa: “La notizia è destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta. Domani spiegherò nel dettaglio”, ha scritto.

Ha scelto di rimanere fuori invece la senatrice Monica Cirinnà, vicina al mondo Lgbt e madrina della legge sulle unioni civili del 2016. Il suo era uno dei nomi considerati a rischio esclusione. “La mia avventura parlamentare finisce qui, domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima. Resto nel partito, sono una donna di sinistra ma per fortuna ho altri lavori”, ha detto uscendo dalla direzione, affermando di non aver votato le liste. E chiosando: “Credo che anche altri rinunceranno”. “È stato un lavoro faticoso, ci sono sempre troppe esclusioni ma credo siano liste competitive e per fare un buon risultato”, ha dichiarato invece il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

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