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L’inceneritore al centro della crisi politica

Le motivazioni che hanno portato il Movimento 5 Stelle a non votare la fiducia al governo sul decreto Aiuti, provocando le dimissioni – poi respinte – del presidente del Consiglio Mario Draghi, sono state diverse, in parte dichiarate e in parte no. Quelle più importanti rientrano nella seconda casistica, e dipendono da calcoli di convenienza elettorale: il M5S è in crisi di consensi da mesi, e il leader Giuseppe Conte ha deciso di assecondare la parte del partito che voleva provare a riguadagnarne opponendosi con decisione a una serie di misure del decreto Aiuti, ritenute contrarie ad alcuni principi identitari del partito.

La più importante di queste misure è l’articolo che dà al sindaco di Roma Roberto Gualtieri poteri speciali per costruire un inceneritore per provare ad arginare il grave problema di rifiuti della città. Il M5S è contrario a prescindere alla sua costruzione perché ritiene che l’incenerimento sia una soluzione superata al problema dei rifiuti e che mettere in piedi oggi un nuovo impianto per farlo vada contro le direttive ambientali europee.

Per il momento in realtà non è possibile farsi un’idea precisa dell’impatto che avrà l’inceneritore, perché la proposta del Comune è in una fase molto preliminare e il progetto non è ancora dettagliato. Quello che si sa è innanzitutto che l’inceneritore produrrà energia grazie alla combustione dei rifiuti, una cosa che fa qualsiasi impianto di incenerimento attualmente in uso – per questo spesso sono chiamati eufemisticamente “termovalorizzatori”.

Si sa anche, perché Gualtieri lo ha detto annunciando il progetto ad aprile, che l’impianto sarà pensato per trattare 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati l’anno e che si cercherà di costruirlo entro il 2025, anno del Giubileo. Secondo le stime del Comune un tale impianto produrrà l’energia elettrica necessaria al fabbisogno annuo di 150mila famiglie e permetterà di risparmiare il gas naturale usato da 60mila.

Attualmente i rifiuti a Roma sono un problema enorme che si trascina da anni a causa dell’inadeguatezza delle strutture cittadine per trattarli, tanto che in larga parte vengono mandati in altre zone d’Italia o d’Europa per essere inceneriti: per questo la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini romani è particolarmente alta. Periodicamente il ciclo dei rifiuti si ingolfa, con conseguenze immediatamente visibili e sgradevoli in termini di pulizia delle strade e dei punti di raccolta. Per decenni i rifiuti prodotti dalla capitale furono portati nell’enorme discarica di Malagrotta, nella periferia ovest di Roma, dove erano depositati senza trattamenti preventivi, contravvenendo alla normativa europea, ma dalla chiusura della discarica, nel 2013, non è mai stata trovata una soluzione alternativa definitiva.

Gualtieri e la sua amministrazione credono che l’inceneritore possa esserlo e che il suo utilizzo consentirà di ridurre almeno del 20 per cento la tassa sui rifiuti.

Per avere un termine di paragone sulla quantità dei rifiuti che l’inceneritore dovrebbe trattare, secondo il più recente rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) sui rifiuti urbani, nel 2020 nella città metropolitana di Roma sono state prodotte quasi 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui solo la metà è stata differenziata. Dell’altra metà sono finite in discarica 450mila tonnellate di rifiuti all’anno, tutta la quota indifferenziata a cui si aggiungono gli scarti della differenziata.

Il progetto dell’inceneritore non prevede unicamente la costruzione di un inceneritore, ma anche di una serie di impianti aggiuntivi per il trattamento dei rifiuti, il cui scopo è aumentare la quota di raccolta differenziata e di riciclo almeno fino al 65 per cento del totale, percentuale che si sarebbe dovuta raggiungere nel 2012 secondo i piani europei. Gualtieri aveva spiegato ad aprile che il progetto complessivo comprende un aumento dei centri di raccolta dei rifiuti, per arrivare ad averne 30, la realizzazione di due impianti per il trattamento di carta e plastica che permettano il recupero di 200mila tonnellate di materiale all’anno, e almeno due impianti di bio-digestione anaerobica, che producano compost e metano a partire dai rifiuti organici. Oggi circa l’80 per cento del cosiddetto “umido” di Roma viene gestito al di fuori della città o del Lazio.

Secondo le critiche del Movimento 5 Stelle la costruzione di un inceneritore disincentiverebbe la raccolta differenziata, ipotesi che tuttavia è contraddetta dall’esperienza di altre zone d’Italia dove secondo le analisi dell’ISPRA il ricorso alla raccolta differenziata è aumentato nonostante l’uso degli inceneritori.

Il piano del Comune di Roma prevede anche una riduzione della produzione dei rifiuti e la realizzazione di una discarica di servizio in cui saranno raccolti gli scarti dell’inceneritore. Quest’ultimo dettaglio è uno degli aspetti per cui il progetto è stato maggiormente criticato dal Movimento 5 Stelle: in un articolo sul suo blog Beppe Grillo, fondatore del partito, aveva scritto che «bruciare i rifiuti è la negazione dell’economia circolare, a maggior ragione se si pensa che quest’impianto avrà bisogno comunque di una discarica al suo servizio per smaltire le ceneri prodotte dalla combustione».

Rispetto a quanto avviene attualmente tuttavia la quantità di rifiuti conferiti in discarica diminuirebbe significativamente con un inceneritore a disposizione: in media i rifiuti prodotti dagli inceneritori hanno una massa pari a un quinto di quella dei rifiuti che gli inceneritori trattano. Si parla dunque di circa 120mila tonnellate all’anno: Gualtieri ha peraltro detto che si cercherà di riutilizzarli il più possibile – ad esempio, per produrre cemento e realizzare sottofondi stradali – limitando a 60mila tonnellate all’anno il ricorso alla discarica, cioè a meno del 5 per cento del totale di rifiuti attualmente prodotto.

Un’altra critica arrivata dal Movimento 5 Stelle all’inceneritore riguarda gli aspetti sanitari. Durante una puntata di Porta a porta il capo politico del M5S Giuseppe Conte, parlando del progetto di impianto, ha detto: «Vogliamo dire che ci sono fumi inquinanti come le diossine? Io i miei figli vicino a un inceneritore non ce li voglio far stare». Ha parlato di danni per la salute anche un altro membro del M5S contrario alla realizzazione dell’inceneritore, il sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà, chiamato in causa perché secondo alcune indiscrezioni uscite sui giornali l’impianto progettato dal Comune di Roma potrebbe essere realizzato nella località di Santa Palomba, un territorio al confine sud del comune di Roma, non lontano da Pomezia e Albano Laziale.

A prescindere da quali saranno le caratteristiche specifiche dell’eventuale inceneritore di Roma, tutti gli impianti di più recente costruzione e attualmente in attività devono rispettare standard molto rigidi sulla diffusione di inquinanti, più rigidi di quelli imposti ad altri impianti industriali, e per questo secondo i più recenti studi scientifici emettono quantità relativamente modeste di inquinanti nocivi e, diversamente dagli inceneritori novecenteschi, non comportano rischio reale e sostanziale per la salute.

È invece indubbio che gli inceneritori contribuiscano alle emissioni di anidride carbonica (CO2), il principale gas che causa il cambiamento climatico. Per valutare l’impatto dell’impianto da questo punto di vista bisognerà aspettare i dettagli del progetto e confrontare le emissioni previste con quelle attualmente prodotte dai mezzi con cui i rifiuti vengono trasportati via da Roma, dalle discariche (che contrariamente a quanto si potrebbe sono peggiori degli inceneritori quanto a emissioni di gas serra) e da centrali a gas che producano la stessa quantità di energia.

Il Comune non ha dato grandi delucidazioni in merito, ma ad aprile Gualtieri aveva detto che con il progetto riguardante l’inceneritore e le altre strutture per la gestione dei rifiuti permetterà di ridurre le emissioni del 44 per cento. Successivamente Gualtieri ha anche detto che il Comune sta «lavorando sulle tecnologie per il recupero della CO2»: si starebbe pensando quindi di dotare l’inceneritore di un sistema per non diffondere l’anidride carbonica nell’atmosfera ma trattenerla al momento della sua produzione, un tipo di tecnologia ancora poco diffusa nel mondo.

Sono al momento ancora meno diffuse le tecnologie alternative agli inceneritori che sono state citate da alcuni oppositori al progetto di Roma, come la pirolisi e il riciclo chimico: sono generalmente molto costose o non abbastanza sviluppate.

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