Economia

Moby-Cin, il Tribunale di Milano accoglie la proposta di concordato preventivo

Marittima

Tappa importante verso il salvataggio dei 6mila lavoratori del Gruppo Onorato Armatori. Decisiva la ristrutturazione del debito

di Davide Madeddu

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2′ di lettura

Un altro passo avanti. Il viaggio per il salvataggio di Moby-Cin del Gruppo Onorato Armatori al cui futuro è legato il destino di seimila lavoratori ha superato un altro scoglio. Il tribunale fallimentare di Milano ha ammesso la nuova proposta di concordato preventivo presentata da Moby-Cin dopo che qualche settimana fa i commissari giudiziari di Tirrenia avevano «espresso un giudizio complessivamente positivo sulla tenuta del piano» con cui si prevede un accordo sulla ristrutturazione del debito che Cin (Compagnia di navigazione controllata da Moby del Gruppo Onorato Armatori) ha nei confronti di Tirrenia in amministrazione straordinaria.

Salvataggio in extremis

La svolta alla vicenda, che va avanti da tempo, è avvenuta il 24 marzo (a una settimana dalla scadenza fissata dal tribunale per trovare un accordo ed evitare il fallimento) con l’annuncio delle famiglie Aponte e Onorato sul raggiungimento di un’intesa «finalizzata ad un aumento di capitale in Moby Spa da parte del gruppo Msc». Aumento di capitale, come scritto nella nota, «finalizzato a saldare Tirrenia in amministrazione straordinaria per consentire l’immediato risanamento del gruppo Moby e nell’interesse dei suoi 6mila lavoratori. Il gruppo Msc entrerà in Moby con una partecipazione di minoranza». Secondo il piano Moby, Cin dovrà versare a Tirrenia in amministrazione straordinaria 82 milioni di euro con la formula «saldo e stralcio». Seguirà poi il 20 giugno il secondo appuntamento fissato dai giudici del tribunale di Milano, quando si svolgerà l’adunanza dei creditori.

Gli appelli e la mobilitazione

Per tutto il periodo che ha preceduto gli incontri di marzo in seguito ai quali si è giunti all’intesa, si sono alternati appelli sia del fondatore del gruppo Vincenzo Onorato, sia delle organizzazioni sindacali e di categoria per trovare una soluzione e salvare sia i 6mila lavoratori diretti sia le altre aziende che ruotano attorno al sistema di trasporto marittimo.

La cautela dei sindacati

Guardano positivamente il passaggio compiuto ma, prima di esultare, i sindacati preferiscono prendere tempo e rilanciare. «È chiaro che si tratta di una buona notizia – commenta Arnaldo Boeddu, segretario generale della Filt Sardegna – ma dobbiamo anche dire che si tratta solo di un primo passo per la salvaguardia di oltre 6mila marittimi». Primo passo che il sindacalista definisce «non sufficiente». Motivo? «È indispensabile un piano industriale di prospettiva che abbia come ambizione la realizzazione di una compagnia che possa competere con gli altri armatori – aggiunge – per garantire la continuità territoriale marittima da e per la Sardegna, nonché i livelli occupazionali fino a ora garantiti in tutto il comparto marittimo, primo fra tutto quello legato al settore del rimorchio».

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