Soap opera di Alessandro Genovesi, l’intervista al regista del film

Soap opera di Alessandro Genovesi, l’intervista al regista del film

Per 15 anni Alessandro Genovesi ha recitato a teatro, poi è subentrato il desiderio di dirigere gli attori e di lavorare nel mondo del cinema. Quindi Genovesi ha scoperto il successo grazie agli incassi di “La peggior settimana della mia vita” e “Il peggior Natale della mia vita”, ispirati a una sitcom britannica. Ora porta nelle sale (dal 23 ottobre) Soap Opera, un film a cui tiene molto perché è tutto farina del suo sacco. Ad affiancarlo in questa nuova avventura dai “toni autoriali”, dice lui, ci sono i suoi due attori feticcio: Fabio De Luigi e Cristiana Capotondi. Con loro Diego Abatantuono, Ale e Franz, Elisa Sednaoui, Chiara Francini e Ricky Memphis.

Il film mescola melò, noir e commedia e ci porta all’interno di un condominio abitato da personaggi bizzarri e per certi versi surreali.

Quanto questo film è debitore della sua formazione teatrale?
“Molto, in realtà lo avevo scritto proprio per il teatro: avevo pensato a quattro mini puntate che sarebbero dovute andare in scena per un mese in una città, ma il progetto era oneroso e ambizioso, richiedeva molti attori e una scenografia imponente. Purtroppo non era il momento giusto per proporlo a teatro, così abbiamo pensato al cinema”.

Che cosa l’ha spinta a portare avanti il progetto?
Soap opera mette in scena il tipo di comicità e narrazione che adoro. Non impazzisco per il realismo, quando si spengono le luci in sala preferisco essere proiettato in un mondo inventato, che non esiste. Ho cercato trasmettere lo steso effetto. Il film si muove in un’epoca non ben definita: la città può essere Parigi, Milano o Roma e i personaggi usano tablet e telefonini, ma guidano auto d’epoca. Vedendo il film vorrei che gli spettatori provassero il desiderio di vivere in quella palazzina”.

Ha avuto dei modelli di riferimento?
“Wes Anderson e Michel Gondry. Una volta eravano maestri nel creare questo tipo di film, oggi molto meno”.

Ha richiamato all’appello i due attori che le hanno portato fortuna. Come mai?
“Ormai siamo diventati amici – sorride – non sono gli ultimi sfigati del cinema italiano e li trovo molto bravi, infine vengo dal teatro e mi piace l’idea di creare intorno a me un ambiente famigliare. Dà anche dei vantaggi: in fase di scrittura sai chi reciterà cosa. Comunque questa volta lo stile di recitazione doveva essere molto diverso dai due film precedenti”.

Nei suoi film si ritaglia sempre un piccolo ruolo. È un rito?
“Ho fatto l’attore per 15 anni e mi porto dietro questa passione. Mi piace interagire con gli attori non solo come regista e mi piace entrare in quel mondo creato per un film”.

Dopo il successo che le è piombato addosso è stato invaso da molte proposte. Ha appena finito di girare tra Napoli e Cinecittà Ma che bella sorpresa con Claudio Bisio e Frank Matano. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
“Si tratta di una commedia più pura rispetto a Soap Opera che ha dei toni più autorali, è più brillante e racconta la sofferenza di uomo a causa dell’amore. Sofferenza che viene trattata a colpi di risate”.

Ci dicono che veda i film a casa con un televisore curvo ultra HD di ultima generazione. Qual è il suo rapporto con la tecnologia?
“Sì, è vero. Mi hanno regalato un tv Samsung pazzesco. La tecnologia sta facendo passi da gigante sia a livello di qualità video che audio. Comunque preferisco andare il cinema”

Che film guarda seduto sul divano?
“Quei lungometraggi che non ho avuto la possibilità di vedere sul grande schermo. A casa mi sono goduto tutta la Nouvelle Vague, dai film di Fellini a quelli di Scola, da Germi a Totò e Peppino”.

Infine, vogliamo sapere, ma non siamo i soli, se ha nel cassetto La peggior vacanza della mia vita con De Luigi e Capotondi.
“In molti ci scrivono per domandarci se le avventure di Paolo e Margherita proseguiranno. Ci stiamo pensando seriamente”.

[Intervista di Emanuele Bigi].

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